Quando è possibile effettuare un’analisi dell’inchiostro per datare con sicurezza una firma o un documento? E quando invece non conviene proprio farlo?
Una delle domande che spesso pongono le persone al perito grafologo è se nel loro caso specifico sia possibile effettuare la datazione dell’inchiostro per ricevere delle informazioni precise su quando una determinata scrittura è stata redatta.
Purtroppo quello della datazione degli inchiostri è un procedimento complesso e non sempre porta i risultati sperati. Sono infatti pochi i casi in cui il perito grafologo si avvale di questa tecnica, coadiuvato sempre da un altro professionista: il chimico degli inchiostri. In generale è un esame non così tanto economico e deve esser richiesto con adeguato anticipo.
Il procedimento della datazione dell’inchiostro consiste nel prelevare un piccolo campione di inchiostro dalla scrittura attraverso un solvente e in base al grado di estraibilità dell’ inchiostro si riceve una indicazione dello stato di invecchiamento.
Quella della datazione tramite estrazione degli inchiostri è una procedura cui si può ricorrere solo se vengono soddisfatte determinate condizioni:
1) E’ importante che l’inchiostro contenga delle componenti chimiche che si deteriorano invecchiando: è diverso se l’inchiostro è a base oleosa oppure acquosa o alcolica. In generale le penne a sfera, a biro, tipo la Bic permettono di attuare la procedura. Per le altre penne è sempre opportuno effettuare un’indagine preliminare.
2) In generale, inoltre, è possibile risalire fino a un massimo di 6 anni addietro, dopodiché l’inchiostro esaurisce il suo processo di invecchiamento. Quindi è impossibile stabilire se l’inchiostro è di 10 o 15 anni fa, né se due scritture sono state apposte nell’arco di breve tempo l’una dall’altra, ore o giorni. In generale devono differire di almeno 5-6 mesi e i risultati migliori si hanno quando le due date ipotizzate, cioè quella presunta e quella contestata differiscono tra loro di 2 anni e sono comprese entro 3 anni dal momento in cui si fa l’analisi.
3) Un ulteriore fatto da considerare è che trattandosi di un procedimento distruttivo che altera e danneggia, seppur in piccolissima parte il documento, questo deve esser approvato dal giudice.
4) E’ importante inoltre considerare che anche se sussistono tutte queste condizioni, l’esposizione del documento a fonti di calore o ad agenti atmosferici può alterarne l’invecchiamento.
Se ad esempio una lettera appena scritta viene messa dentro a un forno a microonde o esposta per qualche giorno al sole può sembrare di molti anni addietro.
Come spero di averti fatto comprendere la datazione degli inchiostri non fornisce una risposta accurata, il più delle volte è approssimativa e spesso non dirimente.
Cosa si può fare allora? Personalmente consiglio di investigare il problema della datazione anche con altre tecniche come l’olografia conoscopica o l’analisi specifica della carta o di altri elementi: a tal proposito ti invito a vedere il video Youtube di Grafologia360: “Datare un documento: 4 indagini da compiere”.
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