La scrittura di Moravia, Hemingway e De Pisis raccontata dalla grafologa Chiara Dalla Costa: la titolare di Grafologia360 è stata intervistata da Adriana Angoletta, scrittrice di narrativa e penna storica della rivista Cara Cortina. Di seguito l’articolo completo uscito nel numero invernale del magazine: buona lettura!
L’affascinante mondo della Grafologia raccontato da un’esperta che è si è prestata per noi ad interpretare attraverso l’analisi della calligrafia il carattere di alcuni personaggi famosi che hanno frequentato Cortina nel secolo scorso (articolo di Adriana Angoletta).
La dottoressa Chiara Dalla Costa, inseguendo una passione, dopo anni di studi e di lavoro è oggi un’affermata grafologa professionista, titolare a Padova dello Studio “Grafologia360” che si occupa di perizie grafologiche per la verifica di firme e testamenti, analisi e rieducazione della scrittura, organizzazione di corsi e seminari di grafologia, consulenze in ambito sia privato che giudiziario in tutta Italia.
“Questo rapporto è molto antico – spiega Chiara – poiché in tutte le epoche storiche e presso tutte le civiltà si rilevano negli scritti di filosofi, poeti, religiosi, letterati e medici tentativi di approfondire in vari modi l’enigma del carattere umano, cercando di esplorare la vita interiore dell’individuo e di comprenderne i comportamenti attraverso lo studio della grafia.
In Cina, diversi secoli prima di Cristo, Confucio affermava: “La scrittura può mostrare in modo infallibile se proviene da una persona nobile di spirito o da una persona volgare”.
In Grecia Aristotele sosteneva che come il discorso rivela le propensioni dell’anima, così la scrittura rivela le modalità di tali propensioni: “Così come nel parlare gli uomini hanno voci diverse, anche nello scrivere non sono tutti uguali”. A Roma lo storico Svetonio aveva messo in relazione alcune doti e qualità del carattere dell’imperatore Ottaviano Augusto con le peculiarità della sua scrittura.
Nell’età moderna, a cavallo tra Cinque e Seicento, il pioniere in questo campo è stato Camillo Baldi ma storicamente il termine “grafologia” nasce in Francia intorno al 1875 grazie all’opera dell’abate Michon che ha certamente il merito di aver dato vita ad un primo metodo grafologico.
Nel tempo, attraverso l’opera di vari capiscuola e dei loro seguaci, la grafologia si è poi diffusa nel mondo ed ha raggiunto la dignità di scienza.
“Sappiamo che l’analisi della scrittura ha da sempre affascinato studiosi di varie parti del mondo e di ogni epoca perché dalla grafia è possibile decifrare la nostra anima. La Grafologia è quella “scienza umana” che studia la scrittura a mano a partire dai primi scarabocchi del bambino fino alla calligrafia dell’adulto e che ha lo scopo di estrapolare delle informazioni relative al carattere dello scrivente.
Una volta imparato a scrivere durante il periodo scolare, questo atto diventa automatico e non si presta più attenzione a come si tracciano i vari segni, ma al contenuto che si vuole trasmettere. Senza accorgercene personalizziamo in modo più o meno accentuato la forma o il modo di collegare tra loro le lettere, gli spazi tra le righe oppure tra le parole. Se osserviamo con attenzione possiamo facilmente costatare che nessuno scrive in modo uguale all’altro. La propria scrittura può apparire differente rispetto a quella del passato e può essere soggetta a cambiamenti anche nel corso della stessa giornata.
La scrittura cambia a seconda del nostro umore perché non ci si comporta mai nello stesso modo, non si vivono gli eventi sempre con uguale intensità ed emozione quindi anche il gesto dello scrivere conserva traccia del nostro stato d’animo”.
“Il principio alla base della grafologia risiede nel fatto che la grafia tracciata in modo spontaneo lascia nero su bianco segni altamente identificatori che distinguono non solo la scrittura di una persona rispetto ad un’altra, ma anche la differenza di personalità.
Nell’immaginario collettivo talvolta si pensa al grafologo come se fosse un mago o un indovino: niente di più falso! Il grafologo è in grado di metter in luce le caratteristiche di chi scrive con risvolti interessanti in ambito personale, scolastico, professionale e giudiziale. Il ruolo del perito grafologo, che verifica firme, testamenti e lettere anonime, è entrato a pieno titolo nelle aule del Tribunale ormai da molto tempo. In Francia, Belgio e Olanda la grafologia è molto impiegata per l’orientamento scolastico e la selezione del personale (in Italia Adriano Olivetti è stato tra i primi ad applicarla nei colloqui di assunzione), in Argentina il grafologo non è raro che lavori anche in equipe con il medico”.
“La scrittura presenta margini ai lati del foglio? Le lettere all’interno della parola sono legate le une alle altre o sono staccate tra loro? C’è tanto o poco spazio tra una parola e l’altra? Le iniziali della firma sono particolarmente pronunciate?
Quelli sopra elencati sono solo alcuni dei “segni” che un grafologo studia per realizzare un’analisi di personalità o di coppia. Tantissime sono le informazioni che si possono desumere in termini di sensibilità, emotività, intelligenza, attitudini e propensioni. Si può capire, ad esempio, se chi scrive è dolce, comprensivo, se possiede un’inclinazione artistica, se è geloso, violento, possessivo, se è in grado di instaurare una relazione solida e potenzialmente duratura, se ha un’indole libertina o se è invece molto serio, come manifesta la sua passionalità ed altro ancora. La firma ad esempio rappresenta il nostro autoritratto, non in senso reale, ma come noi vorremmo che gli altri ci vedessero e pertanto solo il rapporto firma-testo può far capire al grafologo se esiste congruità tra l’essere (il testo) e il voler essere (la firma)”.
Per mettere alla prova la bravura e le capacità di Chiara abbiamo selezionato tre personaggi famosi che hanno frequentato Cortina in passato e le abbiamo chiesto di fornirci in base alla firma e alla calligrafia un’analisi, benchè superficiale, delle principali caratteristiche della loro personalità. Le abbiamo sottoposto gli scrittori Alberto Moravia, Ernest Hemingway ed il pittore Filippo De Pisis.
Alberto Moravia fu ricoverato al Codivilla per curare una tubercolosi ossea negli anni 1948-50 ed a Cortina ritornò in seguito svariate volte. Dato che la malattia lo costrinse a letto immobile per tanti mesi passava il tempo leggendo ed affinando sempre più la sua scrittura. La fitta corrispondenza epistolare con la zia Amelia è la fonte principale della descrizione di questo soggiorno forzato. Sentiamo Chiara.
“Dal suo modo di scrivere si evince che era una persona realista, cinica, essenziale, non frivola, garbata, attento ai particolari ma senza elucubrazioni mentali, con un ottimo ordine mentale, senso dell’organizzazione e delle priorità. Aveva la capacità di descrivere le cose con uno stile chiaro e diretto, era di modi un po’ bruschi ma molto genuini. Un uomo schietto, convinto delle proprie ragioni, tenace nel supportare il suo pensiero, permaloso. Sapeva districarsi e trovare soluzioni originali ai problemi, possedeva un buon senso di sé ed era dotato di fermezza, indipendenza intellettuale e scarsa attitudine alla sottomissione. Era come appariva: niente filtri e nessuna forma di mascheramento. Una persona ‘pulita’.”
Ernest Hemingway frequentò Cortina alla fine degli anni Cinquanta. Fu ospite dell’Hotel Concordia, affittò Villa Aprile e soggiornò in diversi periodi all’Hotel de la Poste dove pare che il Bloody Mary scorresse a fiumi. Dopo un decennio di lontananza dalla scrittura a Cortina terminò il romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, ispirato dai paesaggi e dalle esperienze fatte nel Veneto. Chiara ci dice:
“Era dotato di una sensibilità psicologica che comunemente si potrebbe definire più femminile che maschile con una buona capacità di comportarsi ed apparire nel migliore dei modi grazie anche ad un’ottima parlantina. Era affabile ma non risparmiava di esporre le proprie ragioni/giudizi con toni talvolta violenti. Non è escluso che raccontasse qualche bugia. Altezzoso, vanitoso e capriccioso, bisognoso di ricevere attenzioni e riconoscimenti. Uomo “gaudente”, amante del buon cibo e dei piaceri della vita, era a volte succube dei propri istinti. Una persona però riconoscente e grata dell’aiuto altrui. Benché dotato di una buona considerazione di sé e dei suoi diritti, non sempre riusciva a vedere la realtà in modo positivo, vivendo momenti di ansia, stress e irrequietezza interiore.
Chiaro nel descrivere sia gli altri che i fatti, era offuscato dal districarsi e allontanarsi dei propri pensieri/ossessioni, e spesso rimuginava”.
Filippo De Pisis, pittore di origini ferraresi, visse nella prima metà del Novecento. Grazie all’amicizia con il mecenate-collezionista Mario Rimoldi trascorse lunghi periodi a Cortina grazie ai quali approfondì il rapporto con il paesaggio e la natura affinando e perfezionando il suo stile pittorico. Di lui nel Museo delle Regole oltre una cinquantina di tele testimoniano la fervida attività nella conca d’Ampezzo.
Parere di Chiara:
“Dinamico, versatile, poliedrico, curioso, amava interagire con gli altri ed esserne contaminato; molto disponibile, talvolta anche troppo comprensivo, attento e rispettoso del prossimo, era una persona ‘sociale’. Possedeva ottima attitudine ad assimilare, recepire e catturare dall’esterno quanto potesse essergli utile. Aveva una buona organizzazione e gestione delle priorità. Poteva apparire precipitoso, perché passionale, ma dotato anche di buone capacità prospettiche e di senso della realtà. Riusciva a stare al mondo non solo in modo ‘poetico’, sapeva come imporsi se voleva e non è escluso che rispondesse anche in modo secco. Spirito libero – nel senso che amava l’indipendenza – non era vittima della società, anzi per certi versi poteva apparire un anticonformista. Non si mascherava, era limpido”.
Ringraziando la dottoressa Chiara Dalla Costa per le sue interessanti spiegazioni e per l’analisi grafologica dei tre personaggi che le abbiamo sottoposto, segnaliamo che parteciperà ad eventi legati all’interpretazione della scrittura organizzati a Cortina nel corso dell’inverno 2019-20, dei quali sarà data comunicazione mediatica.
Non è fuori luogo, per concludere questo breve viaggio, riportare le parole di Max Pulver, caposcuola della grafologia svizzera e studioso delle teorie junghiane:“L’uomo che scrive disegna inconsapevolmente la sua natura interiore. La scrittura cosciente è un disegno inconscio, disegno di sé, autoritratto”.
Se vuoi effettuare un’analisi grafologica, individuale o di coppia, puoi contattare la dott.ssa Dalla Costa di Grafologia360: grazie alla sua esperienza pluriennale di grafologo professionista saprà come meglio consigliarti! Consulenza su tutto il territorio italiano (anche a distanza)!
Problemi di scrittura infantile? Se sei di Padova o provincia approfitta di una consulenza gratuita sulla scrittura di tuo figlio! Abiti distante? Prenotati per una consulenza online (gratuita) per ricevere subito un aiuto da remoto!
Visita il sito www.grafologia360.com nella sezione Analisi personalità cliccando qui… e scopri le tipologie di analisi grafologiche a tua disposizione!
Guarda i video dedicati alla grafologia sul canale Youtube Grafologia360 cliccando qui..
Contatti Grafologia 360:
telefono dott.ssa Dalla Costa Chiara: 340 3016 835
mail: [email protected]